Affitti brevi, Asppi: “Sono una scelta obbligata, lo Stato deve incentivare le locazioni di lungo periodo”

Pubblicata il: 17 Giugno 2024

Genova. “Non vogliamo fare gli imprenditori, cerchiamo solamente di difendere il valore del nostro patrimonio”. Questa la sintesi di A.S.P.P.I, l’Associazione Sindacale Piccoli Proprietari Immobiliari, rispetto alle analisi economico-immobiliari che puntualmente arrivano agli onori della cronaca con l’inizio della stagione estiva rispetto all’espansione del mercato degli affitti brevi soprattutto nelle località a spiccata vocazione turistica, come la città di Genova.

 

Le locazioni turistiche e gli affitti brevi hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni trasformando il settore dell’ospitalità globale e offrendo nuove opportunità tanto per i viaggiatori quanto per i proprietari immobiliari. Questo fenomeno ha portato con sé una serie di vantaggi e sfide, ridisegnando il modo in cui viaggiamo e viviamo le città. E’ chiaro però che il fenomeno, affinché abbia uno sviluppo armonioso e un impatto sociale sostenibile, “vada gestito e bilanciato, ma prima di tutto venga analizzato dal punto di vista di tutti gli attori coinvolti, partendo proprio da quello dei proprietari di immobili”.

 

“Un contesto che deve essere affrontato da diverse prospettive e che non può avere una narrazione univoca – sottolinea Valentina Pierobon, Presidente Provinciale di Genova e Vice Presidente Nazionale di A.S.P.P.I. – E per fare ciò bisogna capire quali siano le reali motivazioni che portano il proprietario di un immobile a scegliere l’affitto breve invece della locazione a lungo termine”.

 

“Gli affitti brevi sono spesso delle scelte obbligate per ovviare ad una normativa, quella che regola la locazione degli immobili ad uso abitativo che non garantisce adeguate tutele ai proprietari, che espone al rischio di eccessive lungaggini in relazione ai tempi di rilascio, e che non è nemmeno più in grado di garantire risorse a sostegno delle famiglie di inquilini a basso reddito. Prima di demonizzare le legittime scelte dei proprietari – spiega Pierobon – ricordiamoci che è stato il Governo ad aver azzerato i fondi per il sostegno all’affitto abitativo. Se lo Stato non incentiva e sostiene il mercato della locazione a lungo termine, è chiaro che sempre più immobili verranno destinati ad altre forme di investimento in grado di garantire introiti più alti e maggiore flessibilità nel poter disporre del proprio bene”.

 

Il punto di vista dei proprietari immobiliari è pertanto evidente: “L’’affitto breve è solamente una scelta alternativa dovuta ad un mercato complesso e sfiduciato, risultato di anni di richieste disattese, e di proposte inascoltate. La nostra Associazione – spiega A.S.P.P.I. – insieme alle altre associazioni di proprietari immobiliari, chiede da anni a livello nazionale che venga incentivato il mercato della locazione a canone concordato, estendendone i vantaggi fiscali a tutto il territorio nazionale. Bisogna scongiurare il rischio dell’aumento dei prezzi degli immobili, che poi pochi in realtà riuscirebbero a pagare, e della riduzione della disponibilità di alloggi per i residenti locali. Bisogna evitare l’insorgere di tensioni sociali nelle nostre città che non giovano agli aspiranti conduttori, così come ai proprietari. E questo va fatto non solo regolamentando la normativa degli affitti, in maniera non eccessivamente vincolistica e punitiva, ma recuperando lo sfitto da destinare alla locazione lunga, a fronte anche della carenza di immobili di proprietà pubblica. Con questa finalità abbiamo recentemente elaborato una proposta – conclude Pierobon – che prevede il finanziamento, anche solo che parziale, per la ristrutturazione di immobili sfitti, con l’impegno poi per il proprietario di affittarli a canone concordato per almeno otto anni. In questo modo si recupererebbero degli immobili da immettere sul mercato con un vincolo di destinazione, garantendo alle Istituzioni un esborso di denaro sicuramente inferiore rispetto a quanto costerebbe la ristrutturazione di immobili di proprietà pubblica, in gran parte caratterizzati oggi da gravi carenze manutentive”.

 

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